Il 10% di questo potenziale però va sprecato perché le regole vengono disattese e mancano i controlli. Ad esempio in Europa ben metà dei prodotti in vendita non sono etichettati correttamente e in Italia, anche se le cose vanno un po’ meglio, c’è ancora molto da fare: un prodotto su quattro è ancora etichettato in maniera scorretta e non è raro trovare in vendita prodotti che per le scarse prestazioni energetiche sono stati già messi fuorilegge.
É quanto emerge dalla seconda indagine condotta dal progetto pilota Marketwatch, finanziato dal programma IEE della Commissione europea, durante la quale sono stati controllati 30mila prodotti in 243 negozi tra fisici e on-line (vedi report allegato in basso). A livello europeo (grafico sotto) in metà dei casi c’era qualcosa che non andava: in uno su 5 l’etichetta energetica proprio non c’era e in 500 casi sono stati trovati in vendita prodotti banditi perché troppo energivori.
In Italia, dove l’indagine è stata gestita da Legambiente e MdC con 14 verifiche su punti vendita tradizionali e 11 su negozi on-line, le cose vanno un po’ meglio, ma solo nei negozi “fisici”, mentre online l’illegalità è quasi la norma. Nel complesso il 74% dei 4602 prodotti controllati è risultato etichettato correttamente, solo uno su quattro dunque ha irregolarità, mentre l’anno scorso uno ogni tre non era in regola.
C’è però una situazione molto diversa tra on-line e negozi dove si va di persona: l’82% dei prodotti nei negozi fisici sono a norma, ma siamo solo al 23% nei negozi online (vedi grafico).
I negozi di arredo – ci spiegano da Legambiente – si confermano quelli con il più altro grado di non conformità (53%), mentre uno dei due supermercati visitati presenta la più alta percentuale di mancata etichettatura (77%). Le categorie di elettrodomestici con la minore percentuale di conformità sono (come lo scorso anno) icondizionatori e i forni, rispettivamente con un 49% e 61% di non conformità, mentre gli elettrodomestici dove più facilmente è stata riscontrata la mancanza di etichetta sono gli aspirapolvere (32%), i condizionatori (28%) e le cantinette per il vino (16%).
“Alcuni prodotti sono meno efficienti di quanto dichiarato sull’etichetta, altri sono privi delle indicazioni energetiche che dovrebbero essere fornite al consumatore. I mancati risparmi derivanti da queste infrazioni aumentano inevitabilmente i costi familiari, mettono sotto stress le reti elettriche dei paesi membri e contribuiscono negativamente al cambiamento climatico”, commenta Davide Sabbadin, responsabile efficienza energetica di Legambiente.
A cosa fare attenzione quando di entra in un negozio? “Controllare che l’etichetta ci sia, che sia originale e riferita al prodotto su cui è applicata – risponde a QualEnegia.it l’esperto – tra le informazioni che riporta quella più importante è il consumo annuale: ad esempio anche a parità di classe energetica un televisore può consumare molto di più di un altro semplicemente perché è più grande”.
Altro capitolo è quello dei prodotti che sono ormai troppo energivori per stare sul mercato e che sono stati quindi messi al bando tramite la direttiva Ecodesign: frigoriferi, lavatrici e lavastoviglie al di sotto della classe A+ e aspirapolvere con potenza superiore ai 1800 W. Se nei negozi convenzionali sono stati per lo più tolti dagli scaffali, nei negozi online sono spesso ancora in vendita: nell’indagine italiana sono state trovate addirittura 27 lavatrici al di sotto della classe A+ ancora in vendita (su un totale di 1082), 38 lavastoviglie su 380. Erano inoltre in vendita, nonostante fossero di potenza superiore ai 1800 W, 59 aspirapolvere su 460 controllati.
“Il sospetto è che nell’on-line si scelga di ignorare deliberatamente le regole, con gli stessi venditori che, mentre nei punti vendita fisici rispettano le regole, usano la vendita via web per smaltire prodotti che hanno in magazzino e che non potrebbero più essere venduti”, spiega a QualEnergia.it Sabbadin.
Come si può tutelare il consumatore se si imbatte in queste irregolarità? “Come Marketwatch stiamo lavorando ad una app che ci permetta di raccogliere in maniera semplice le segnalazioni, nel frattempo il consiglio è di rivolgersi alle Camere di Commercio”.