“Cambiare il nostro modello energetico significa anche cambiare la società”. Le Energy Community possono rappresentare uno strumento per favorire anche in Italia la transizione energetica verso la sostenibilità. Le tecnologie sono mature, mancano regole definite e strumenti finanziari.
In tal modo diventa più semplice massimizzare i benefici in termini di efficienza energetica, diminuzione dell’impatto ambientale e spese per l’energia attraverso delle soluzioni di generazione distribuita e gestione intelligente dei flussi energetici.
Proprio il concetto di Comunità dell’Energia è al centro di un volume dal titolo “Smart Grid. Strategia per le comunità dell’energia su scala urbana”, pubblicato daEditoriale Delfino, presentato ieri alla Mostra-Convegno Expocomfort e curato daAiCARR (Associazione Italiana Condizionamento dell’Aria Riscaldamento e Refrigerazione).
Il volume raccoglie interventi di alcuni fra i principali attori coinvolti nella transizione energetica in atto (Mise, Rse, Enea, Politecnico di Milano, EnSiel) che delineano, da diversi punti di vista, un modello energetico che contempli l’interazione innovativa tra consumi e produzioni e che permetta una coerente penetrazione delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nel tessuto industriale, civile e dei trasporti.
«Cambiare il nostro modello energetico significa anche cambiare la società, perché si definisce il nuovo ruolo delle istituzioni ma anche del singolo cittadino, che dovrà avere un atteggiamento più consapevole e attivo come consumatore (smart users) e come produttore (prosumers)» ha spiegato Livio se Santoli, presidente AiCARR (in basso il link all’audio dell’intervista).
Le comunità dell’energia
«Nell’ambito dell’evoluzione del sistema elettrico verso le cosiddette Smart Grid, le Comunità dell’Energia rappresentano uno dei principali elementi costitutivi della nuova architettura – ha spiegato Marco Guiducci dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano -. Le aggregazioni di utenze residenziali, industriali o del terziario che si costituiscono in una Energy Community possono essere omogenee o miste».
«Anche i regolamenti edilizi a livello comunale dovrebbero andare nella direzione delle Comunità dell’Energia, intese ad esempio a livello di quartieri delle città – ha spiegato il Prof. Giuliano Dall’O del Politecnico di Milano -. È questo il grosso salto di qualità che viene richiesto oggi: ragionare in termini di maggiore integrazione tra edificio e città, edificio e infrastrutture ed edificio e servizi. Anche perché le tecnologie efficienti per la produzione e il consumo di energia negli edifici ci sono, sono già state implementate e hanno dimostrato di funzionare».
Le tecnologie ci sono: mancano le leggi e finanziamenti
Una delle certezze scaturite dal convegno, e che viene ampiamente descritta nel volume di AiCARR, è proprio che le tecnologie per l’efficienza esistono e possono essere implementate fin da subito.
«Quello che manca è una strategia a medio e lungo termine capace di costruire una roadmap per la transizione – ha affermato Livio de Santoli -. Sono invece due gli elementi di cui si sente drammaticamente la mancanza: nuove politiche e nuovi strumenti finanziari. Da questo punto di vista, il nostro Paese è arretrato e rischiamo di subire la transizione e non governarla. Una transizione in cui siamo pienamente immersi. Basti pensare al dato delle emissioni di CO2 per Paese in funzione del PIL: è evidente un completo disaccoppiamento tra la ricchezza dei Paesi e le emissioni di CO2, e siamo quindi in presenza di qualcosa di completamente diverso rispetto a qualche anno fa. In una situazione del genere c’è da chiedersi quali strumenti regolatori intende introdurre l’Italia e come intende posizionarsi sul mercato comune europeo dell’energia. Uno dei pilastri dell’Unione energetica è proprio la decarbonizzazione dell’economia e non solo dell’energia. AiCARR vuole fornire un contributo alla definizione di una strategia energetica nazionale e porsi come interlocutore culturale e terzo».
Tariffe elettriche dinamiche
La strada per arrivare a un sistema elettrico più efficiente deve passare necessariamente dal rendere più attivo il singolo utente, ad esempio rendendolo partecipe di quello che paga in bolletta. «All’estero sono già state sperimentate e sono vigore diverse tipologie di tariffe dinamiche, che si adattano ai consumi e alle esigenze dei clienti – ha spiegato Fabio Lanati di Rse Spa (Ricerca sul Sistema Energetico)».
Le più semplici tra le tariffe dinamiche – ha spiegato Lanati – sono le tariffe Time of Use, come ad esempio le tariffe biorarie. Queste non sono in realtà tariffe dinamiche perché durano soltanto un certo periodo di tempo.
A un livello superiore di complessità troviamo le tariffe Critical-Peak, con cui gli utenti pagano prezzi alti nei momenti di picco di domanda sulla rete ma molto meno nei momenti fuori picco. Ci sono poi le tariffe Real-Time, legate all’esito del mercato elettrico ora per ora.
«In Italia queste tariffe sono offerte solo ai clienti industriali ma in altri Paesi anche a quelli residenziali. Negli Stati Uniti sono diffuse le tariffe Peak-Time-Rebate, in cui gli utenti sono pagati per ridurre i propri consumi rispetto ai loro consumi standard. Nel nostro Paese ci sono alcune barriere che limitano l’introduzione delle tariffe dinamiche – ha proseguito Fabio Lanati -. Per prima cosa barriere di carattere tecnico: con l’attuale generazione di smart meter i protocolli di comunicazione sono infatti di tipo proprietario. Ci sono poi barriere energetiche: la bassa elettrificazione del settore residenziale, a differenza di quanto succede in altri Paesi, e la progressività delle tariffe elettriche, che va contro le logiche di mercato e che ritengo non sia più adeguata alle dinamiche di consumo odierno».