Regioni ed enti locali per la green economy: i 5 punti del “Piano verde”

[12 settembre 2013]

E’ giunto alla fine il percorso programmatico, preparatorio degli Stati Generali della Green economy, l’evento organizzato dal Consiglio nazionale della Green economy, in collaborazione con i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico e con il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, che avrà luogo il 6 e 7 novembre prossimi a Rimini nell’ambito di Ecomondo.

La decima e ultima Assemblea sarà dedicata a “Regioni ed Enti Locali per la green economy” con l’auspicio di vederli protagonisti di un grande “Piano verde” per rilanciare l’Italia che si articola agendo lungo tre direttrici: le città, la valorizzazione del territorio; l’uso efficiente delle risorse.

«La green economy è un processo complesso che non rappresenta solo il passaggio da un’economia tradizionale a un’economia più verde, ma presuppone un cambiamento radicale nella struttura, nella cultura e nelle pratiche che caratterizzano la società – ha dichiarato il coordinatore del gruppo di lavoro Regioni ed Enti locali, Gian Carlo Muzzarelli – E questo cambiamento sarà tanto più radicale quanto più potrà essere generato dal territorio e dalle comunità locali che interpretano più velocemente e più capillarmente i bisogni di una società in evoluzione».

L’industria italiana, o almeno una buona parte di essa, si è accorta delle opportunità che può fornire la green economy:  infatti 360.000 aziende (il 23%) negli ultimi tre anni hanno investito in tecnologie green e 240.000 posti di lavoro (il 38% delle assunzioni del 2012) sono stati creati da imprese della green economy. Proprio per cogliere questo momento favorevole, Regioni ed Enti locali hanno presentato all’Assemblea un documento programmatico che individua un percorso scandito in 5 punti:

1 – Programmazione dei Fondi strutturali per sviluppare l’innovazione nelle imprese e nei territori – Nel ciclo 2007-2013 i fondi strutturali (FESR, FSE e FEASR) hanno messo a disposizione risorse a livello nazionale per un totale di spesa pari a circa 66 miliardi di euro e hanno intercettato settori che rientrano pienamente nel campo della green economy. Per rafforzare un percorso verde dei Fondi, il documento propone tra l’altro che le Regioni convergano nel proporre misure coordinate a livello nazionale sulla green economy per fare massa critica; si coordinino per l’implementare di un sistema di monitoraggio omogeneo in tutte le regioni italiane in modo da far passare un messaggio unitario; si utilizzino risorse per intervenire sulla Capacity Building degli Enti locali.

2 – Mercati verdi pubblici e privati – Nel 2010 la spesa della Pa per acquisto di prodotti e servizi ammontava al 16,3% del Pil (per una spesa di circa 252 miliardi di euro). Secondo il gruppo di lavoro quindi è importante considerare il potenziale degli Acquisti verdi pubblici e privati di beni e servizi come leva di rilancio in chiave green del sistema produttivo e l’evoluzione green degli appalti pubblici. Per raggiungere gli obiettivi questi alcuni dei passi proposti nel Documento: agevolare il raggiungimento dell’obiettivo del 50% di appalti verdi, tramite l’offerta di strumenti di supporto a Regioni e Enti locali; promuovere la formazione presso le Pubbliche amministrazioni e gli operatori economici e favorire il flusso di informazioni corrette e puntuali per creare una nuova cultura e sensibilità presso le Stazioni Appaltanti; puntare sulla crescente sensibilizzazione del consumatore per sostenere iniziative di qualificazione green di prodotti; prendere la Città come ambito privilegiato di riferimento per operare sulla qualificazione di settori chiave dell’economia nazionale con interventi sull’innovazione e la ricerca (smart cities) e la rigenerazione urbana.

3 – Credito e Fiscalità ambientale – Risanamento e prevenzione idrogeologica, riqualificazione dei centri storici, ristrutturazione energetica nell’edilizia, trasporti urbani, rifiuti sono alcuni settori che hanno bisogno di capitali con ritorni a lungo termine. Per riuscire a superare il gap economico, queste alcune proposte del Documento: dare orizzonte temporale pluriennale agli strumenti di incentivo più efficaci come il bonus fiscali del 65% e 55%; riformulare il mix di strumenti fiscali di competenza nazionale/regionale e/o comunale al fine di privilegiare lo stimolo alla produzione e al consumo eco-compatibile; sviluppare forme di fiscalità proporzionali all’effettivo sfruttamento delle risorse ambientali ed energetiche; intervenire sulla disciplina del rapporto tra Enti locali ed Esco al fine di favorire la realizzazione di interventi di efficienza energetica del patrimonio pubblico; attivare nuovi strumenti e prodotti finanziari.

4 – Sviluppo di partnership pubblico-privato – L’Unione europea promuove la realizzazione di partnership pubblico-privato. Proprio le Regioni e gli Enti locali possono assumere un ruolo strategico per favorire lo sviluppo di questo tipo di iniziative a supporto delle imprese e delle aggregazioni di imprese relativamente ai temi dell’eco-innovazione.  Le proposte per questo capitolo prevedono di dare impulso a livello nazionale per la trasformazione dei distretti industriali in eco-distretti; di stabilire e incentivare forme di partecipazione pubblico private che facilitino la ricerca e lo sviluppo di innovazione green; di sostenere attività specifiche per la valorizzazione dei prodotti italiani anche sotto il profilo della qualificazione ambientale.

5 – Tutela e valorizzazione dei territori – La green economy comprende anche le azioni e strumenti rivolte a tutelare e valorizzare i territori, le aree naturali e gli ecosistemi, a prevenire il dissesto idrogeologico. Per raggiungere questi obiettivi il Documento propone di definire meccanismi e strumenti per sbloccare la possibilità di intervento degli enti locali consentendo, ad esempio, di derogare al patto di stabilità per spese di interventi di prevenzione, tutela e messa in sicurezza del territorio; prevedere idonee premialità per gli Enti pubblici in grado di dimostrare il proprio impegno al miglioramento degli aspetti ambientali, territoriali e paesaggistici; applicare per la gestione integrata dei rifiuti la direttiva quadro 98/08/CE e il principio di responsabilità del produttore; finanziare progetti sperimentali per favorire nuove opportunità di sviluppo economico sostenibile dei territori.

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