Nello Stato dell’Ovest, storicamente un passo avanti al resto degli States sul solare, si stanno sempre di più affermando modelli di business che permettono agli inquilini di avere il fotovoltaico senza dovervi investire e senza diventare proprietari dell’impianto, i cosiddetti modelli in third part ownership.
Si legge in un report EIA (allegato in basso) che le aziende che offrono leasing o finanziamenti fotovoltaici installano sul tetto della famiglia l’impianto addossandosi, oltre all’onere economico del sistema e dell’installazione, tutta la parte progettuale, burocratica e di manutenzione.
A questo punto il rapporto con gli utenti solitamente viene declinato secondo due modelli diversi:
- Opzione PPA, che sta per power purchase agreement, cioè un accordo bilaterale di compravendita di elettricità: il cliente acquista l’elettricità prodotta dall’impianto FV a un prezzo fisso, concorrenziale rispetto a quello della rete, e per un determinato periodo, tipicamente 20 anni.
- Opzione leasing: l’utente paga una rata mensile alla ditta proprietaria dell’impianto che ha sul tetto. La rata non è direttamente legata alla produzione del sistema FV, ma è calcolata in modo da essere competitiva rispetto alle bollette elettriche pre-impianto.
Entrambi i modelli danno comunque al cliente la possibilità di riscattare l’impianto, in modo da farlo diventare di sua proprietà.
Sia nel caso del leasing che del PPA, essendo il sistema FV di proprietà dell’azienda che lo installa, sarà questa a godere degli incentivi, sia federali che statali. Tra questi ci sono gli sgravi fiscali del Modified Accelerated Cost Recovery System (MACRS), riservati agli investimenti aziendali e ai quali l’impianto non avrebbe diritto qualora fosse di proprietà della famiglia che ne usa l’elettricità. L’azienda che concede l’impianto in leasing ha poi anche diritto ai renewable energy certificate (REC), paragonabili ai nostriCertificati Verdi, che possono essere venduti sul mercato.
I vantaggi per entrambe le parti dunque sono interessanti. I clienti possono avere un impianto installato senza spesa, non devono preoccuparsi di burocrazia e manutenzione, ma, soprattutto, si garantiscono prezzi dell’energia bloccati per un lungo periodo (anche se ovviamente il servizio si paga e dunque il beneficio economico sarebbe probabilmente maggiore realizzando l’investimento in proprio).
Le aziende, che possono realizzare economie di scala, impensabili per le famiglie, e dunque avere costi al kWh molto più bassi, oltre che degli incentivi, beneficiano diun’entrata sicura rappresentata dalla rata del leasing o, comunque, si assicurano per un lungo periodo l’acquisto a un dato prezzo dell’elettricità prodotta.
Insomma, modelli interessanti, anche per una loro possibile applicazione nel mercato italiano del FV senza incentivi, magari vendendo il servizio ad attività commerciali, nell’ambito di sistemi efficienti di utenza, i cosiddetti SEU.
Queste pratiche sono anche una sfida per le utility tradizionali. Spingendo moltissimo la generazione distribuita, infatti, mettono in crisi il modello centralizzato tradizionale, sottraendo parte della domanda. Per questo, anche negli Usa – come da noi (si veda la proposta di far pagare gli oneri di sistema sull’autoconsumo) – c’è chi cerca di difendere lo status quo, lottando contro il net metering, o spingendo per far pagare anche all’autoconsumo parte dei costi del sistema (ne abbiamo parlato qui).
I modelli di third part ownership offrono però alle aziende più lungimiranti anche delle rilevanti opportunità: se il modello centralizzato è in crisi, perchè non andare a produrre elettricità in maniera distribuita direttamente a casa dei consumatori? Chi sapra cogliere questa sfida anche da noi?
Qualenergia.it